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zur deutschen Übersetzung
Quando Rolf, nell’ambito delle iniziative dell’Ortlerkreis, venne a Milano in un piovoso week-end del mese di novembre, e mi propose una settimana di arrampicata all’Oberreintalhutte, mi parlò di un luogo e di un rifugio dove si respirava un’atmosfera particolare; un luogo dove vi sono solo arrampicatori, fuori dai sentieri di passaggio degli escursionisti, dove devi portarti tutto quello che serve per mangiare e dove solo il bere era garantito; suscitò il mio interesse non fosse altro che per la mia innata curiosità di vedere posti diversi, montagne sconosciute, di conoscere gente nuova con la quale scambiare reciproche esperienze.
Il primo problema era trovare dei compagni di cordata che erano disposti a venire con me, ma quando ne parlavo agli amici, riscuotevo solo scetticismo e risposte vaghe ed evasive, probabilmente conseguenza del mio carattere un po’ chiuso ed introverso e della mia incapacità a saper trasmettere entusiasmo e a coinvolgere in un’esperienza altre persone.
Venne pubblicato un piccolo trafiletto sullo “Scarpone” e ai primi di giugno dalla sede della Sezione del CAI Milano mi comunicarono che sei persone, a me perfettamente sconosciute, si erano iscritte; scoprii che c’era anche un certo Davide, che conoscevo per motivi legati alla professione, ma di cui ignoravo completamente la sua passione per l’alpinismo.
Mi resi conto ben presto che anche se fino a quel momento avevo inteso l’iniziativa come una semplice gita fra amici, ero nel bene o nel male responsabile dell’organizzazione di quel piccolo viaggio e che dal mio atteggiamento sarebbe dipeso la riuscita dell’iniziativa; dovevo incominciare a preoccuparmi di fornire tutte le informazioni e notizie che mi venivano richieste, che spaziavano da dove si trovava questa località, a come ci si arrivava, di quale e di quanto materiale bisognava portare al seguito, su quali vie si poteva arrampicare, ed anche su dove si poteva posteggiare la macchina; naturalmente ognuno degli iscritti ed anche ognuno di quelli che nel frattempo si candidavano ad iscriversi avevano le loro piccole necessità, i loro piccoli o grandi problemi, e a ciascuno bisognava dare una risposta che fosse precisa e soprattutto realistica; iniziò fra Rolf e me un nutrito scambio di e-mail e cominciai a scoprire l’utilità di questo strumento informatico che, fino a quel momento, trovavo semplicemente odioso.
Problemi di famiglia e le solite scadenze al lavoro contribuirono a rendere tutto un po’ più complicato, cosicché trascinai tutti i preparativi a poco prima del momento della partenza con il risultato di sentirmi parecchio stanco nel fisico e nella mente.
Il giorno e l’ora convenuta ci ritrovammo tutti a Garmisch e subito una sorpresa ci colse: una fra le tante domande che mi erano state poste riguardava il tempo necessario per salire al rifugio; a tutti avevo dichiarato tre ore, perché su una guida tedesca che avevo consultato, senza peraltro sapere una parola di tedesco, era scritto che da una certa località, che per intuito alpinistico avevo associato al luogo dove si lasciava la macchina, al rifugio il tempo occorrente fosse quello dichiarato; evidentemente il mio intuito mi aveva ingannato e quando Rolf, interpellato, indicò un minimo di ore 4.30 gli amici mi guardarono con sguardo interrogativo, a cui risposi con uno sguardo rassegnato; faceva caldo, si grondava sudore, lo zaino pesante non rendeva la salita piacevole e la bellezza dei luoghi non contribuiva a rendere più gradevole il cammino; inoltre numerosissimi quanto fastidiosissimi tafani aggravarono ulteriormente la fatica e le maledizioni; l’unica consolazione: “Siamo in ferie”.
Quando arriviamo al rifugio è ormai ora di cena.
L’indomani si comincia con la prima arrampicata: la Neuostwand alla Unterer Schüsselkarturm che in italiano risuona come Torre Piccola dello Schüsselkar; ricordare i nomi delle montagne in lingua tedesca è sempre stato un problema, per chi non è padrone della madrelingua; una bella via di 3° e 4° su placche di roccia buona, anche se ogni tanto (spesso) qualche sasso fischiava giù lungo la parete; la salita si è svolta senza particolari problemi o apprensioni; la discesa, invece, si è rilevata lunga e laboriosa: a causa delle solite incomprensioni linguistiche si era capito che tutto era limitato a qualche tratto di arrampicata e ad una doppia, invece la realtà fu di qualche tratto di arrampicata e sei doppie.
Il giorno successivo è la volta della Unterer Berggeistturm lungo la Militärkante (Spigolo dei militari alla Torre Piccola di Berggeist); per raggiungere l’attacco vero e proprio bisogna vagare su uno zoccolo non ben definito che permette di attraversare ripide placche sfuggenti; mentre ci si avvicina la torre appare difficile, verticale, repulsiva, ma appena giunti all’attacco vero e proprio la parete appare articolata, non così ostica e l’arrampicata, sei lunghezze di 3° e 4°, è molto bella, tecnica, a tratti atletica, su roccia compatta e solida; la cima non è molto ampia e non invoglia a soffermarsi per una piacevole sosta; anche in questo caso la discesa si è rilevata piuttosto lunga e complicata con doppie lungo stretti e profondi camini e tratti di arrampicata; qualche lamento di stanchezza, accompagnato da un caldo invito a velocizzare le manovre risuona nella conca che chiude la valle; si dicono i peccati ma non i peccatori.
Mercoledì decidiamo che una giornata con un po’ di relax forse è opportuna (in verità il capogita aveva comunicato lo stato di agitazione sindacale !!!); una piacevole camminata allo Schachenschloss (Castello di Schachen fatto costruire, come del resto è naturale in questi luoghi, da Re Ludovico di Baviera), con visita al castello, al giardino botanico e all’omonimo rifugio, ci consentono un po’ di riposo; dal belvedere, posto lì vicino, il panorama spazia su tutto il gruppo del Wetterstein; peccato che qualche nuvola di troppo impedisce la visione completa delle montagne; il paesaggio è quanto mai vasto, piacevole e riposante.
Giovedì si ritorna all’arte dell’arrampicata; ancora sulla Unterer Schüsselkarturm ma per lo spigolo Nord Est, ancora 3° e 4° su roccia molto buona, inizialmente su placche molto compatte, poi su fessure e camini da salire con arrampicata tecnica ed elegante; la discesa questa volta è rapida e veloce e ben presto siamo di ritorno; qualcuno ha ancora voglia di arrampicare sulla falesia prospiciente il rifugio; la sera il tempo si rannuvola e durante la notte piove; l’indomani mattina il cielo è ancora imbronciato e le previsioni meteorologiche non promettono nulla di buono: decidiamo di scendere a valle.
Una piacevole settimana nella quale alle fatiche delle arrampicate si sono succedute serate liete in armonia e in serenità, durante le quali ci si scambiava battute scherzose o si parlava di argomenti più o meno seri.
Sì Rolf, avevi proprio ragione tu: all’Obereintalhutte si respira un’atmosfera particolare, lontani dai rumori della moderna civiltà, dove si sente solo lo scrosciare dell’acqua della cascata, il discreto vociare degli alpinisti intorno al tavolo, la musica con cui Hans, il gestore, ci svegliava alla mattina, annunciando la colazione e descrivendo lo stato del tempo; un’atmosfera particolare dove la fame fa gustare la bontà di ogni cibo, dove viene spontaneo scambiarsi il mangiare, lavare i piatti o incrociare lo sguardo di un’altra persona, a te sconosciuta, e salutarti, dove vivi con persone con le quali condividi il divertimento, ma anche le fatiche, le paure e le incognite, che accompagnano ogni salita in montagna e la gioia , la felicità, ed il senso di pace che segue ad ogni ascensione; un’atmosfera particolare dove si percepisce un senso di solidarietà e di fratellanza fra le persone.
Sì la settimana all’Obereintalhütte resta una delle esperienze più belle vissute in montagna.
Grazie a tutti gli amici tedeschi per averci regalato questa opportunità.
Luca Frezzini
Club Alpino Italiano
Sezione di Milano
Vom 1.-6.August 2004 war eine Gruppe Mailänder Kletterer mit Kletterern der GAMS im Oberreintal.
Der folgende Bericht wurde aus dem Italienischen übersetzt und zur Veröffentlichung in der Alpinwelt aus Platzgründen stark gekürzt.
Als Rolf zur Besprechung möglicher Ortlerkreistouren im November nach Mailand kam, schlug er mir eine Woche Klettern auf der Oberreintalhütte vor. Dabei erzählte er mir von der besonderen Atmosphäre dieser Hütte, von einem Ort, wo es nur Kletterer gab und keine Wanderer, eine Hütte, auf die man das Essen hinauftragen musste und wo nur für die Getränke gesorgt war. Irgendwie hat mich dieser Vorschlag fasziniert ...
Nach der Veröffentlichung in unserer Zeitschrift „Lo scarpone“ meldeten sich sechs Personen, die mir unbekannt waren und deren Interessen und Kletterfertigkeiten erst einmal zu ermitteln waren. Nach vielen Nachfragen bei Rolf und vielen Antworten auf viele Fragen war es dann so weit.
Pünktlich zum vereinbarten Zeitpunkt trafen wir uns am Olympiastadion in Garmisch mit unseren deutschen Freunden von der GAMS und dort mussten wir uns sofort mit einer kleinen Verständigungspanne auseinandersetzen: ich hatte in einem deutschen Führer (ich kann aber kein Wort deutsch) von drei Stunden Aufstieg gelesen, Rolf meinte aber, mit 4 1/2 Stunden müssten wir schon rechnen. Meine Begleiter schauten mich fragend an, ich blickte resigniert zurück, und so begann der Aufstieg in der Nachmittagshitze. Die schweren Rucksäcke, der Schweiß und die Bremsen verhinderten einen genießerischen Blick auf die umgebende Landschaft...
Als wir auf der Hütte ankamen, war es schon Zeit für das Abendessen.
Am nächsten Tag stand als erste Klettertour die Neue Ostwand am Unteren Schüsselkarturm auf dem Programm, eine schöne Route im Schwierigkeitsgrad 3-4 zwar in gutem Fels, aber dennoch mit so manchem Steinschlag.
So problemlos und wenig angstmachend auch für unsere Anfänger der Aufstieg war, so lang und unheimlich wurde für einige der Abstieg: was ich als „ein wenig abklettern und einmal abseilen“ verstanden hatte, bestand aus „ein wenig abklettern und sechs Mal abseilen“.
Am nächsten Tag stand die „Militärkante“ am Unteren Berggeistturm auf dem Programm. Zunächst ging es über einen plattigen Vorbau hinweg zum Einstieg des aus der Entfernung recht steil und abweisend wirkenden Turmes. Doch vom Einstieg weg ergab sich gut gegliedertes Klettergelände in sehr gutem, festem Fels, das mal mehr Technik und mal mehr Zupacken erforderte, insgesamt sehr schön. Das geringe Platzangebot am Gipfel lud nicht zu längerem Verweilen ein, zumal für unsere Anfänger wieder eine Abseilfahrt und Abklettern in leichterem Gelände anstand. Als es dann durch enge Kamine hinunterging, wurden die Nerven aller Beteiligter stark strapaziert....
Am folgenden Tag gingen wir, schließlich musste auch ein Ruhetag sein, auf den Schachen, besichtigten das Königshaus und den Botanischen Garten und kehrten gemütlich ein. Vor dem Abstieg genossen wir noch den weiten Ausblick auf das Wettersteingebirge vom Aussichtspavillon aus.
Am Donnerstag ist wieder Klettern angesagt: die Nordostkante am Unteren Schüsselkarturm. Eine Route wieder im 3.-4. Schwierigkeitsgrad, die elegante Kletterei in sehr gutem Fels bietet. Der nunmehr bekannte Abstieg machte keinerlei Probleme mehr, so dass wir noch den Rest des Nachmittags auf der Hütte oder im Klettergarten gegenüber der Hütte genießen konnten.
Nachdem sich das Wetter in der Nacht eingetrübt hatte, stiegen wir am Freitag ab.
Eine angenehme Woche ging zu Ende, in der wir alles fanden, was das Bergsteigen so unvergleichlich schön machen kann: miteinander klettern, miteinander die Momente der Entspannung genießen, miteinander alles teilen....
Ja Rolf, du hattest Recht: auf der Oberreintalhütte gibt es eine besondere Atmosphäre, irgendwie dem Alltag entrückt: man lauscht auf das Rauschen des Wasserfalls, man hört das Geplauder der anderen Kletterer, man lässt sich von Hans wecken mit seiner Musik, hört auf seinen Wetterbericht und genießt seinen Kaffee.
Es entsteht etwas von der alten Kameradschaft unter Bergsteigern dort oben.
Die Woche auf der Oberreintalhütte gehört zu unseren schönsten Erlebnissen in den Bergen.
Unseren deutschen Freunden sagen wir ein herzliches Dankeschön für dieses Geschenk.
Leiter des Referats Ausbildung und Tourenwesen der Sektion Mailand